Trento: la verità nascosta dell’inceneritore




Malgrado le recenti dichiarazioni fatte dai nostri amministratori intorno al tema rifiuti come di un “laboratorio di partecipazione democratica” su cui non ci sarebbe “nulla da nascondere” e a sette anni e mezzo di distanza da quando la Provincia Autonoma di Trento dichiarò la volontà di costruire un inceneritore da 330.000 tonnellate di Rsu (Rifiuti solidi urbani), non c’era piuttosto nulla di democratico e molto semmai da nascondere se solo ora emerge questa inconfessata verità: se business deve essere, non lo sia solo sui Rsu, ma anche e soprattutto sui Rsau (Rifiuti solidi assimilati agli urbani, e “assimilabili”).

La “modularità”, ovviamente al rialzo, è proprio questa: mettere l'impianto inceneritore al servizio di soggetti del tutto estranei alla gestione della produzione domestica di rifiuti (Rsu) per far loro bruciare ulteriori potenziali rifiuti speciali (Rsau).
È questa la verità, tenuta a lungo nascosta e che soltanto ora comparirebbe per assicurare un potenziale quantitativo di rifiuti utile alla “convenienza economica” della S.p.A. che nel frattempo si appresterebbe a presentare la sua migliore offerta.
Perché solo ora? Avviene soltanto oggi perché non se ne poteva fare a meno, pena il rischio di un bando di gara deserto. Tutto questo è scritto a chiare lettere nello studio di fattibilità della Provincia Autonoma di Trento (di seguito PAT), mentre, a poche settimane dalla pubblicazione del bando di gara, i nostri amministratori continuano a definire il progetto una scelta obbligata, anche a causa di una supposta scarsa cultura dei cittadini.
Una critica generica e qualunquista quest'ultima che ha accompagnato il dibattito sulla priorità di costruire l’inceneritore accusando il cittadino di non ridurre sufficientemente la produzione di immondizia né di separare abbastanza responsabilmente i rifiuti, mentre la realtà dei fatti e delle cifre dimostra tutt'altro.
Si arriva a tarpare le ali ai cittadini anche di fronte ai buoni risultati raggiunti dalla raccolta differenziata anche a livello nazionale, senza considerare il fatto che i risultati raggiunti a livello locale, pur in assenza di una seria regia provinciale, si possono considerare soddisfacenti oltreché migliorabili.

Ma veniamo al caso specifico: da un lato è stato detto, scritto e ribadito che il dimensionamento dell’inceneritore non dovrà (o dovrebbe) superare le 103.000 ton, dall'altro lo studio di fattibilità della PAT, propedeutico al bando di gara, rende in realtà possibile un dimensionamento potenzialmente maggiore.
Nello studio si legge infatti che i Rifiuti solidi urbani indifferenziati da incenerire si potrebbero attestare intorno alle 73.000 tonnellate all'anno (di seguito ton/a), ai quali si andrebbero ad aggiungere un mix di circa 30.000 tonnellate di rifiuti fra ingombranti, scarti da Raccolta differenziata, rifiuti da Bolzano, rifiuti sanitari oltre a 12.500 tonnellate di Rifiuti speciali assimilabili agli urbani.

Proseguendo con la lettura dello studio, ecco come viene presentata la novità dell'ultimo minuto e scomoda verità:
il paragrafo 5.2.2 si intitola, in modo inquietante, “Stima dei quantitativi di Rifiuti speciali provenienti dalla provincia di Trento da avviare a trattamento termico” e vi si legge: “La produzione di tale flusso di rifiuti [gli “speciali”, n.d.a.] ammonta, in provincia di Trento, ad oltre 1.060.000 t/a (dati 2005); si tratta pertanto di un quantitativo importante, pari a circa quattro volte la produzione di Rifiuti urbani”.
Fatte le debite somme, le tonnellate di rifiuti “potenzialmente destinabili a trattamento termico” ivi stimate arriverebbero così ad essere, indicativamente, altre 94.500; le quali andrebbero ad aggiungersi alle 103.000 già pianificate per il dimensionamento dell’inceneritore.

Ecco quindi la scomoda verità che trapela fra le righe: dobbiamo ragionevolmente supporre che l’inceneritore, anziché bruciare 103.000 tonnellate l’anno, potrebbe arrivare a bruciarne potenzialmente il doppio ossia 197.500 tonnellate (103.000 + 94.500), e questo perché vi si potrebbero conferire anche rifiuti speciali non domestici (da produzioni artigianali, industriali, ecc.).
Nella logica dei proponenti tale quantitativo renderebbe la realizzazione, la gestione e la manutenzione dell’inceneritore trentino più “economicamente conveniente” e avvicinerebbe il dimensionamento a quelle 250.000 tonnellate, valore “suggerito” da Federambiente.

Siamo alle solite: i cittadini presi in giro, ai quali viene proposto come la soluzione migliore un progetto per un impianto pericoloso che a loro non serve ma che farebbe comodo ai gestori e a chi produce rifiuti speciali; un flusso, quello dei rifiuti speciali, tenuto finora nascosto ma, come abbiamo visto, quantitativamente più consistente di quello rappresentato dai rifiuti urbani e di cui finora non si è conosciuto per nulla la gestione e men che meno la destinazione, se solo ora, grazie ai recenti controlli nelle discariche di inerti eseguiti anche in Trentino se ne cominciano a intravvedere gli effetti devastanti.

Per manifestare in piazza la nostra ferma opposizione al progetto siamo tutti invitati a partecipare attivamente alla manifestazione provinciale che si terrà a Trento Sabato 31 ottobre 2009:

“Io non mi brucio”
Trento, Sabato 31 ottobre
ore 15.00: ritrovo in piazza Dante

Per informazioni, commenti e adesioni:
Nimby trentino, www.ecceterra.org info@ecceterra.org
mob. 347 4045653 – 349 5587577 – 331 1061510