Acqua e profitti - Proposte dall'incontro del 6 novembre


Sabato 6 novembre si è tenuta a Rovereto, presso una affollata Sala Riunioni del Brione, la tavola rotonda “Acqua e profitti in Italia, in Trentino e in Vallagarina” sulla privatizzazione dell’acqua, organizzata dal gruppo roveretano di Nonsoloacqua.



La riunione è iniziata con una parte generale sul referendum nazionale (per il quale sono state raccolte questa primavera 1.400.000 firme) durante la quale il “padre” italiano dei movimenti per l’acqua, il milanese Emilio Molinari, ha ricordato come le firme siano ora al vaglio della corte costituzionale per l’ammissibilità dei referendum, e che la votazione sui quesiti referendari dovrebbe tenersi nella primavera 2011. Ma ... c’e’ un ma: l’incognita della crisi politica. Se dovessero esserci elezioni anticipate, la votazione per il referendum verrebbe spostata, mentre in estate è entrato in vigore il regolamento d’applicazione del Decreto Ronchi – il provvedimento legislativo che dà il colpo finale alla privatizzazione dell’acqua in Italia, e che è il principale obiettivo del referendum – e quindi da fine anno cominceranno a decadere le gestioni dirette, o in house, degli acquedotti da parte dei comuni, e le Spa a dominanza pubblica dovranno cedere spazio ai privati. Perché il referendum non venga svuotato, configurando già prima del referendum una situazione di privatizzazione senza possibilità di ritorno, negando quindi il diritto dei cittadini ad esprimersi su una questione di vitale importanza per la vita di tutti com’è l’acqua, il movimento referendario chiede una moratoria sulla applicazione del decreto Ronchi, che ne rimandi l’eventuale applicazione a dopo il referendum, tenendo aperta la via – se i cittadini italiani lo sceglieranno andando a votare in massa per il referendum – di una ripubblicizzazione.
Molinari ha nell’occasione anche presentato il suo ultimo libro sull’argomento intitolato “Salvare l’acqua”, appena uscito per l’editore Feltrinelli, che può essere considerato un utile manuale di informazione sul tema del referendum, essendo dedicato in particolare alla situazione italiana ed aggiornatissimo.

La seconda parte della riunione è invece stata dedicata alla situazione trentina – dove l’acqua è una competenza primaria della Provincia - ed all’effetto che su di essa potranno avere i processi conclusivi della privatizzazione indotti dal Decreto Ronchi.
Michele Nardelli, consigliere provinciale del PD, ha illustrato le intenzioni della proposta di legge provinciale della maggioranza, firmata dall’assessore Gilmozzi, che prevede di salvare qui da noi dalla decadenza le gestioni dirette dei comuni (oltre la metà delle utenze trentine), che quindi in Trentino non sarebbero obbligati a mettere sul mercato i propri acquedotti. La proposta è stata ora introdotta nella finanziaria provinciale, e con la sua approvazione dovrebbe cominciare dunque ad esplicare i suoi effetti. Ma Nardelli ha anche espresso la sua opinione che “si può fare di più”, perché la sola proposta Gilmozzi lascerebbe privatizzata l’altra circa metà delle utenze, quelle che sono già servite da Spa in parte già private, la principale delle quali è DolomitiEnergia, che copre la città di Rovereto, oltre a Trento ed altri comuni minori. Per la quale – secondo Nardelli – si potrebbe pensare ad uno scorporo del ramo acque, da mantenere sotto pieno controllo pubblico. Nardelli ha anche provato ad indicare un possibile percorso che renderebbe teoricamente possibile conseguire questo risultato: la via della trattativa interna a DE, in cui far valere la maggioranza detenuta dai comuni di Rovereto, Trento, e dalla Provincia. Il problema è ovviamente costruire una volontà di ripubblicizzazione dentro questi enti, che hanno costituito DE in queste forme pochi anni fa, e fino ad ora non hanno dato segnali di voler mutare direzione. Sembra evidente che solo la vittoria nel referendum può creare il contesto necessario a procedere su questa via.
In ogni caso il tempo incalza. Il sindaco di Rovereto, chiamato in causa dall’intervento di Nardelli, si è soprattutto lamentato – come gli altri sindaci intervenuti nel dibattito, quelli di Isera, Erica Rigotti, e Vallarsa, Geremia Gios – della pratica delle decretazioni d’urgenza del governo, e dell’introduzione in finanziaria di norme che sconvolgono di colpo la vita amministrativa dei comuni, senza lasciare il tempo necessario per soppesare adeguatamente le scelte possibili, e costruire scenari adeguati.

Una interessante riflessione sugli scenari possibili l’ha offerta l’intervento di Geremia Gios, professore universitario di economia e sindaco di Vallarsa, che ha fatto l’ipotesi di poter rispondere alle trasformazioni imposte dal Decreto Ronchi con delle “Fondazione di partecipazione” (formate dai cittadini-utenti), formalmente private – e dunque compatibili con le prescrizioni alla Ronchi – ma in grado di offrire un “in più” di partecipazione e controllo, traducendo creativamente l’esperienza storica degli “Usi Civici”.