Il corridioio del dialogo, Rovereto, 9 giugno 2012

Faceva un certo effetto – sabato 9 giugno, alla giornata di presentazione del progetto TAV del Brennero organizzato dalla Amminstrazione Comunale di Rovereto, intitolata “Il corridoio del dialogo” – sentire il potentissimo ingegnere della PAT Raffaele De Col, braccio destro tecnico di Dellai, affermare che nei confronti del progetto TAV - che si era deciso, a livello nazionale, di far passare per la Val d’Adige - la Provincia ha potuto solo cercare di limitare i danni, scegliendo di salvare il paesaggio portando la tratta ferroviaria relativa in galleria, fuori dalla vista (mettendo però così a rischio numerose sorgenti e creando una marea di residuo dello scavo che va messo da qualche parte).



Faceva effetto ma forse De Col va preso (naturalmente senza ingenuità) sul serio. Anche quando si diceva preoccupato perché nonostante questo, nonostante il diktat nazionale che ha imposto la TAV attraverso la Val d’Adige, vengono contemporaneamente avanti, sempre appoggiandosi al governo nazionale – in una guerra per bande, evidentemente – anche nuove ipotesi autostradali, per la Valdastico e la Valsugana, che vorrebbero portare direttamente in Val d’Adige anche il flusso di merci in movimentazione su gomma (insomma un altro flusso di TIR) dalle aree produttive del Nordest, senza passare per l’area di Verona, nella quale si stanno approntando ormai da oltre un decennio (con grandi investimenti) infrastrutture per il passaggio dei container dalla gomma alla rotaia.
Cosa preferite? Chiedeva De Col: che il flusso di merci destinate ad attraversare la Val d’Adige, nei prossimi anni, lasci sul terreno l’inquinamento da TIR, intasi autostrade e naturalmente anche strade, o che viaggi in container collocati su vagoni che procedono nelle viscere delle montagne?

Dobbiamo rassicurare De Col che nessuno preferisce il trasporto merci su gomma invece che su rotaia, e che su questo – sempre senza ingenuità naturalmente – ci avrà al suo fianco, purché i giochi siano chiari e scoperti. Una cosa è dire che preferiamo i trasporti merci su rotaia che su gomma, altra cosa tenere presente che in Italia la lobby dei costruttori ha imposto per l’ammodernamento delle ferrovie il modello francese – basato su treni che filano ad oltre 300 km all’ora, per i quali è necessario poi creare nuove linee dedicate, invece di risistemare quelle che già ci sono - più conveniente per la lobby, perché estremamente più costosa degli altri modelli di ammodernamento.


In Germania, per esempio, hanno deciso che i treni che vanno a 300 all’ora a loro non interessano (cosa avranno mai da portare di così urgente i treni, quando ci sono anche gli aerei?), basta che i loro treni vadano a 230-250, cosa che fa risparmiare un sacco di soldi in deterioramento del materiale rotabile e in manutenzioni, e che evita di creare ex-novo nuove linee dedicate. Questo modello francese non è nato per le nostre valli montane (e neanche per il nostro debito pubblico però): è particolarmente distruttivo in Val d’Adige, una valle stretta e massicciamente abitata, dove già insistono, oltre al fiume, la linea ferroviaria tradizionale, una autostrada, strade nazionali e provinciali, molti abitati storici (e nuovi).


Direi che possiamo garantire a De Col, alla Provincia, e a tutti gli enti locali interessati, che i cittadini saranno al loro fianco per l’opzione della movimentazione delle merci su rotaia invece che su gomma, ma certo bisogna fare adesso quella riflessione che non è mai stata fatta sul modello del trasporto ferroviario, partendo da una analisi dei costi – sia economici che ambientali, ed è poi la stessa cosa – e da seri dati di previsione sulle reali esigenze future di movimentazione delle merci: dati che tengano conto della crisi economica (certo non casuale e di passaggio) che fa diminuire i flussi, di politiche tese a disincentivare i trasporti inutili incentivando l’utilizzo di merci a km zero, ed anche del fatto che si stima in un buon 30% dell’attuale flusso-merci per il Brennero la parte “impropria”.


Quella cioè che viene da occidente (Piemonte e Lombardia), passa le Alpi attraverso il Brennero, e poi devia nuovamente ad occidente per tornare in aree immediatamente a nord di Lombardia e Piemonte, esclusivamente per aggirare la Svizzera, paese dove vigono regole stringenti anti-inquinamento da trasporto su gomma.



Roberto Antolini - Luca Modena - Andrea Trentini