Un’alternativa in pratica


Riciclo, bioedilizia, risparmio e fonti alternative. E’ stato un convegno pieno di spunti quello che si è chiuso domenica scorsa a Gambettola vicino Cesena, organizzato dal Movimento per la Decrescita felice, Paea e l’associazione Clan-Destino.


Spunti ma anche «alternative in pratica» come recitava il titolo dell’incontro, a cominciare dal posto scelto per l’iniziativa; Gambettola considerata la capitale europea del riciclo del ferro vecchio, e la «Fabbrica» che ha ospitato i lavori, un ex cementificio di seimila metri quadri riconvertito per ospitare mostre, convegni e laboratori di artigianato artistico.

E di proposte concrete, soprattutto provenienti dall’estero con i Centri per le tecnologie alternative e le Transition Tows [ne parliamo nel settimanale in edicola dal 27 giugno], se ne sono sentite parecchie soprattutto sabato pomeriggio, anticipate dall’introduzione di Maurizio Pallante che è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione attuale e presentare «Un programma politico per la decrescita», un libro uscito in questi giorni, che raccoglie proposte pratiche per la politica che vuole rendere concreti i temi della decrescita.

«Il nostro obiettivo non è fondare un partito politico, ha detto Maurizio Pallante. Ma offrire proposte a chi si impegna nelle istituzioni e vuole creare reti per chi sente l’esigenza di un impegno ecologico, come hanno fatto a Cassinetta vicino Milano che ha bloccato l’espansione delle aree edificabili».

Un esempio, però, che va in controtendenza rispetto al dibattito politico nazionale ma anche a quello che fanno certi sindaci delle grandi città, dai quali è partito Pallante per analizzare la situazione attuale. «Prendiamo Roma, in questi giorni al centro del dibattito per il buco di bilancio. Intanto non è la sola visto che con i suoi 2 miliardi e 400 milioni è superata da Milano [2,7 miliardi] e Torino [3 miliardi]. Il problema non è il buco, ma l’impiego. E’ giusto usarli per le Notti Bianche quando non siamo neanche in regola per Kyoto? La verità è che il diktat della crescita impone agli enti locali di utilizzare i loro fondi in grandi opere inutili e dannose, finanziandole con i derivati. Sono sindaci del Titanic, che fanno festa con i soldi che non hanno».

Soldi che presto non basteranno visto l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. «Ma questi aumenti, ha continuato Pallante, potrebbero essere l’occasione per riscoprire uno stile di vita più sobrio e rispettoso al quale dovremo tornare per salvarci». Una prospettiva che non sembra essere colta né dal governo, né dall’opposizione.

«Veltroni, su indicazione di Legambiente, nel suo discorso del Lingotto, ha parlato del 20 per cento di dimuzione dell’anitride carbonica, 20 per cento dell’aumento di energia da fonti rinnovabili e 20 per cento di aumento dell’efficienza, prosegue Pallante. Slogan sbagliato perché confonde il primo che è un obiettivo, con gli altri due che sono strumenti per arrivarci. E poi inutile.

Fino ad ora non siamo riusciti neanchea diminuire del 7 per cento secondo gli obiettivi di Kyoto, mentre, come ha ammonito l’ultimo rapporto Apcc dell’Onu, se non ci riusciamo entro il 2020, con quattro gradi in più nell’atmosfera è a rischio tutta l’umanità». Un pericolo che non può essere certamente evitato dal ricorso all’energia nucleare, come vorrebbe il governo, mentre all’orizzonte si addensano le nubi della crisi economica occidentale. «E questo perché, ha continuato Pallante, la decrescita ci sarà comunque. Ma spetta a noi governarla per rendere migliori le nostre vite, ed evitare una risposta autoritaria.

Per questo abbiamo bisogno di una cultura della decrescita, come stanno facendo le Università di Ancona e la facoltà di Agraria a Torino che propongono i primi corsi su questo. Ma anche di interlocutori come il mondo del volontariato e delle associazioni che oggi raccolgono l’impegno di chi trova nella politica solo il farsi mestiere delle peggiore specie. Poi i movimenti per il ‘No’ che sono il segno della fine dell’egemonia dei diktat delle grandi opere, e che possono proporre alternative concrete e diffuse.

E quindi gli amministratori locali che cercano di interpretare il loro ruolo a tutela del bene comune». Interlocutori ai quali Pallante propone già tre filoni di intervento. «Occorre ridurre, ha concluso Pallante, creare occupazione con posti di lavoro che siano finalizzati a un miglioramento complessivo, e incentivare l’adozione di stili di vita personali diversi. Un contributo in questo senso potrebbe venire dall’istituzione di un centro per la tecnologia e l’ambiente anche in Italia, come succede già all’estero. L’importante è continuare a considerare la decrescita uno strumento. L’obiettivo è un nuovo rinascimento, l’avvento di nuove idee, per liberare l’uomo diventato un mezzo per la crescita economica. Non abbiamo molto tempo, ma rimane l’obiettivo più importante da realizzare».

da www.marcoboschini.it
da www.decrescitafelice.it