di Marco Boschini
La politica fa schifo, i sindaci e i parlamentari italiani sono tutti uguali, si mettono d’accordo e si spartiscono la torta, non si staccherebbero più dalla poltrona. Quante volte abbiamo assistito (magari partecipato) a discussioni di questo tipo al bar, in ufficio, di fronte all’edicola sotto casa. Quanti dibattiti infiniti alla televisione, e quanti libri e proclami su Roma ladrona e sul malfunzionamento delle istituzioni locali.
Spesso, a ragione, siamo portati a pensare che la nostra classe dirigente sia del tutto inadeguata ad affrontare il cambiamento, attivando politiche concrete e di buon senso che mirano alla salvaguardia ambientale e alla partecipazione dei cittadini, al governo dei territori locali. Molti esempi negativi sono lì a dimostrarlo, alimentando un pregiudizio che porta a non vedere, e quindi ignorare, le esperienze diverse oggi esistenti.
Il cambiamento avviato nelle comunità dai gruppi di acquisto solidali, le banche del tempo, le botteghe del commercio equo, le esperienze di finanza etica, è possibile anche e soprattutto dove un assessore, un sindaco, un’amministrazione comunale, accompagnano e si fanno accompagnare nella riduzione complessiva dell’impronta ecologica di un quartiere, di un paese, di un’intera città.
Esistono oggi in Italia diverse reti e associazioni di comuni che stanno cercando di raccogliere, valorizzare e diffondere le migliori buone prassi sperimentate o in corso di sperimentazione nel campo della riduzione dei consumi, nell’autoproduzione di energia, nel recupero e riciclaggio dei rifiuti, in stili di vita più sobri e felici.
Una di queste è l’Associazione dei Comuni Virtuosi, nata nel 2005 per iniziativa di quattro comuni: Monsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP) e Melpignano (LE). Oggi i comuni iscritti sono 18, sparsi in tutta Italia, diversi per dimensionamento e caratteristiche politico-amministrative. Accomunati dalla concretezza delle azioni, dal buon senso dei progetti messi in campo.
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