Privatizzazione dell'acqua: andare oltre a Dolomiti Energia

articolo pubblicato sulla rivista Carta EstNord di febbraio 2009

L'apertura ai privati nella partita acqua-energia in Trentino è passata in questi mesi con l'approvazione nei consigli comunali di Trento e Rovereto del progetto di fusione tra Trentino Servizi e Dolomiti Energia. La nascita del nuovo soggetto 'Dolomiti Energia spa' [DE] è prevista per fine di febbraio 2009 e punta subito ad essere quotata in borsa così da creare appetito per gli investitori privati attesi nel futuro prossimo.

In Trentino in questi mesi è mancato un vero dibattito pubblico che l'approvazione del progetto di fusione avrebbe meritato. Il consiglio comunale di Rovereto in una seduta ha deliberato senza aver mai informato i cittadini e il tessuto sociale con un'imposizione del sindaco Guglielmo Valduga che ha minacciato il voto di fiducia. Nel comune di Trento il dibattito è stato centrato sulla contrattazione delle opposizioni di centro-destra per riduzioni tariffarie, che solo in parte hanno a che vedere con i rischi del progetto in corso.

Riguardo agli aumenti tariffari è bene ricordare il dato del 7 per cento di incremento del 2007 rispetto al 2006 della spesa media annua per una famiglia trentina (dati dell'osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva). Un costo che è legato per la metà ai costi di depurazione che sono molto più cari che delle media nazionale: 95 euro contro la media nazionale di 28.

E' bene ricordare che queste scelte sono decise in questi anni senza grandi possibilità di replica da parte delle amministrazioni pubbliche anche se sulla carta detengono insieme la maggioranza delle azioni. Se guardiamo la prossima configurazione azionaria di DE si scopre che il 20 per cento delle azioni a Rovereto (comune?), il 21 per cento a Trento (comune?) e il 19 per cento a Tecnofin (società controllata dalla provincia autonoma). Il resto delle quote è suddiviso tra una sessantina di Comuni (tra cui Calliano, Volano, Mori e Ala) con il 5 per cento, da Ft Energia con l'11 per cento, da A2A - la multiutility che collega Brescia-Milano - con l'8 per cento, Isa con il 2,7 per cento, alcuni consorzi locali trentini, la Stet di Pergine, la Fondazione Cassa di risparmio e da due privati: una signora che ha ereditato dal marito delle azioni acquisite alla nascita di Trentino Servizi e un imprenditore milanese. L'analisi delle quote azionarie ci suggerisce che l'attuale multiutility non sarà controllata dal voto dei consigli comunali che potranno solo ratificare le scelte e contrattare una parte degli utili.

In Trentino il dibattito sulla questione delle società per azioni in house sembra essersi chiuso con queste votazioni dei consigli comunali che nulla hanno fatto per far conoscere le tre fasi del progetto di fusione.
La prima fase del progetto di fusione consiste nella stabilizzazione dei soci aderenti a cui segue la seconda fase che prevede l'apertura del capitale sociale a soci diversi da quelli attuali e questa operazione può avvenire sia come aumento di capitale con rinuncia del diritto di opzione da parte di alcuni dei soci esistenti sia tramite cessione di azioni da parte dei Comuni di Trento e Rovereto o di altri soci. La terza fase – già molto chiara agli attuali dirigenti – è la quotazione in borsa che proietta la società in una dimensione europea avendo come partner la conosciuta A2A, multiutily nata dalla fusione delle società municipalizzate di Brescia e Milano. La nuova multiutility DE «diventerà una delle maggiori aziende elettriche del Paese», annunciano con orgoglio i promotori, con oltre 700 milioni di euro di fatturato e una quotazione in borsa dietro l'angolo.

Ma sulla gestione dell'acqua non è ancora definito se DE gestirà il servizio in quanto i Comuni entro il 2011 dovranno decidere se gestire in proprio impianti e attività [in house] oppure, sempre che una legge in corso di stesura lo preveda, appaltare il servizio ad una società esterna. In questo caso potrebbe anche concorrere la nuova multiutility DE.

Ora si apre un dibattito su come costruire una forte coscienza sulla gestione con totale controllo pubblico del servizio idrico, che consideri il diritto all'acqua non un bene commerciale.
Un esempio per la società civile trentina da guardare con interesse è il riuscito referendum promosso recentemente dai sindaci lombardi che hanno scelto di difendersi chiedendo di abrogare alcuni aspetti della legge regionale, quelli che realizzavano un brutale salto nella privatizzazione dell’acqua in Lombardia, e precisamente: la separazione tra gestione ed erogazione del servizio; l’obbligo alla gara e la liquidazione delle gestioni in house; l’ingresso dei privati anche nelle società patrimoniali.

Questo risultato nasce dalle tante mobilitazioni della società civile ma è anche un risultato di squisitamente politico in quanto è la prima volta che nel nostro paese una proposta di cittadini e di sindaci vince su scelte già concordate dai partiti. Un esempio che dà vigore alla proposta, formulata da una rete di organizzazioni di base, di alleanza tra sindaci e cittadini per la modifica degli statuti, per i referendum consultivi locali e forza alla proposta di costituzione di un comitato degli enti locali per la ripubblicizzazione.

Anche in Trentino quindi si aprono spazi per un dibattito profondo che risvegli le comunità locali e costruisca un fronte più ampio possibile e il contenuto possibile che lo tiene assieme, per determinare la più ampia resistenza alle scelte di svendita della gestione del servizio idrico ai capitali privati. Se si riuscirà a portare la giusta pressione anche le persone che vivono le Istituzioni potrebbero reagire alle pressioni dell’intero sistema di potere.

Un punto chiaro è posto dagli esponenti del Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua che richiamano l'importanza di tornare ad agire in chiave nazionale per abrogare quella legge - la 133 art. 23bis - che pone l’obbligo della messa a gara entro il 31 Dicembre del 2010 di tutte le società di gestione dei servizi idrici. «La legge è un vero e proprio sfondamento delle deboli linee di difesa delle società in house» spiega Emilio Molinari del Contratto Mondiale che continua – “la legge vuole sconfiggere l’autonomia dei comuni, il loro rapporto coi cittadini, liquidare la contraddizione della presenza di una Sinistra istituzionale. E lì che hanno portato l’affondo: contro i comuni riottosi. La sinistra i nostri avversari l’avevano già liquidata con gli sbarramenti elettorali».

Per questo la rete nazionale della società civile che si riconosce nel Forum dei movimenti per l'acqua si sta interrogando su come contrastare l'onda di privatizzazione della legge 133 articolo 23bis costruendo già, tutti assieme: una nuova alleanza del movimento con i sindaci che intendono sottoscrivere impegni di revisione della legge e degli statuti. Per questo è stata rilanciata nei mesi scorsi una rete dei comuni per la difesa dell'acqua pubblica. Anche i comuni del Trentino possono intraprendere la strada della gestione 'in house' creando consorzi all'interno dell'ambito delle Comunità di valle come previsto dalla riforma istituzionale approvata per la Provincia.

Anche in Trentino è arrivato il momento di aprire un dibattito trasversale che dia vita a un osservatorio della società civile per mantenere una reale attenzione nel senso comune della gente, nei sindacati, nella cultura, nella politica, nei partiti e nelle istituzioni.

di Andrea Trentini – associazione PartecipAzione di Rovereto