Referendum, arrivano i seggi elettorali


Nel mese di gennaio 2011 la Corte Costituzionale ha dato il via libera all’espletamento del referendum per due 2 dei 3 questi referendari sulla la ripubblicizzazione dell’acqua, per i quali questa primavera sono state raccolte (da una rete di associazioni facenti capo al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua) quasi un milione e mezzo di firme, 11.000 qui in Trentino. Adesso i cittadini dovrebbero essere chiamati ai seggi elettorali per dire SI o NO, in un periodo che va dal 15 aprile al 15 giugno. A decidere la data dei referendum non sarà, ahimé, il comitato promotore , che da parte sua ha chiesto l’abbinamento con le elezioni amministrative che si terranno questa primavera (non in Trentino però), in modo da far andare i cittadini alle urne un’unica volta. Ma decideranno invece quegli ambienti governativi che hanno tentato di imporre una stretta alla privatizzazione dell’acqua con il Decreto Ronchi del 2009, e che sono quindi gli avversari diretti del movimento referendario, che si è mosso, prima di tutto, proprio per bloccare gli effetti di quel decreto. E quindi è probabile che la data sarà decisa in un’ottica di boicottaggio, fissandola il più tardi possibile, intorno al limite del 15 giugno (sarebbe il week-end dell’11 e 12), quando lorsignori sperano che una quota di elettori, chiuse le scuole, siano già “al mare” come ebbe a dire una volta Craxi per invitare a boicottare altro referendum, che però invece arrivò al quorum, ed anzi, con la valanga di elettori recatisi alle urne, aprì la china discendente di quell’uomo politico. Speriamo che anche se ci provano – a fare maneggi sulla data – anche questa volta finisca nello stesso modo, con una valanga di elettori che si recano alle urne, e seppelliscono la privatizzazione dell’acqua in Italia sotto una montagna di SI.
Perché il rischio vero è naturalmente quello di non raggiungere il quorum, è quello della gente che quel giorno potrebbe andare “al mare”, o – qui da noi – in montagna, invece che ai seggi (ma naturalmente non è proibito andare in montagna, basta passare un attimo, prima o poi, ai seggi).

Fin qui la tempistica, a scanso ovviamente di elezioni anticipate, nel qual caso tutto si sposterebbe almeno di un altro anno. Ma quali sono i due quesiti referendari approvati dalla Corte Costituzionale? Sono il primo ed il terzo, mentre invece il secondo è stato dichiarato inammissibile, così come un analogo quesito su cui aveva raccolto le firme un partito, L’Italia dei Valori (Di Pietro). Ammettendo il primo quesito, la Consulta ha lasciato aperta la possibilità di abrogare il nucleo centrale del Decreto Ronchi, quello che obbliga i comuni ad affidare l’erogazione del servizio a società private, o miste pubblico/privato ma con il privato ad almeno il 40%. Con il terzo quesito invece resta in campo la possibilità di impedire di fare profitti “garantiti“ con la vendita dell’acqua (da distribuire ai possessori dei pacchetti azionari delle società), cosa che svuoterebbe, di fatto, l’interesse degli speculatori della finanza per il controllo degli acquedotti. È restato escluso invece, come dicevamo, il secondo quesito, che puntava ad abrogare la legge del 2000 che ha fissato i modelli di gestione. Anche l’approvazione di 2 quesiti su 3 «è un risultato comunque molto significativo – ha dichiarato alla stampa Alberto Lucarelli, il principale consulente legale del comitato promotore, e ordinario di diritto pubblico – tanto più che con il terzo quesito si aggredisce anche il secondo, quello escluso».

Insomma, per non andare troppo sul tecnico, diciamo che la vittoria in questo referendum (e prima di tutto - è sempre utile ripeterlo - il raggiungimento del quorum,), stopperebbe il tentativo che viene avanti strisciantemente da 15 anni, ma che con il Decreto Rochi ha avuto una accelerazione, di cedere il mercato dell’acqua alla speculazione finanziaria, a chi ha come unico obiettivo di mettersi in tasca soldi sulla nostra inderogabile necessità di un bene primario come l’acqua, e terrebbe i servizi idrici nel campo dei servizi di primario interesse sociale, sui quali non è lecito speculare.
Fin qui abbiamo parlato di acqua. Ma insieme ai referendum sull’oro blu, i cittadini saranno chiamati questa primavera ad esprimere il loro parere anche sulla reintroduzione in Italia delle centrali nucleari, per un referendum su cui ha raccolto le firme L’Italia dei Valori.

Di Roberto Antolini, gruppo Nonsoloacqua