Accoglienza ai profughi dal Nord Africa - 31.03


Dal Centro di Educazione Permanente alla Pace il Gruppo 'Ricittadinarci' interviene nel dibattito sull'accoglienza dei profughi del Nord Africa.

Sono 380.000 i profughi che dalla Libia si sono riversati nelle ultime settimane oltre i confini dell’Egitto e della Tunisia, accolti con generosità da popolazioni al limite della povertà e senza strutture predisposte dai rispettivi stati. Le guerre dell’Africa centrale hanno fatto spostare milioni di persone da una frontiera all’altra. Nel mondo i profughi e i cosiddetti “dislocati” si contano a decine di milioni.

Di fronte ad alcune migliaia di migranti, l’Italia, una delle “potenze” economiche, ha permesso lo scandalo umanitario di Lampedusa, mentre il progetto di distribuzione territoriale trova resistenze, rifiuti, atteggiamenti violenti.
Visti i toni allarmati che si alzano anche da alcuni rappresentanti locali, ci sentiamo di ricordare alcuni dati di realtà e di sollecitare un approccio più civile e lungimirante.
Non sappiamo quante persone saranno accolte in Trentino, come in altre regioni, né per quanto tempo: sappiamo però che l’area della ex-polveriera di Marco è uno spazio deputato appunto ad un’ospitalità d’emergenza.

Non sappiamo chi arriverà (giovani, gruppi familiari, donne, bambini, minori non accompagnati?); ma sappiamo che ognuno si porta la disperazione che lo ha strappato alla sua casa, la fatica e la paura dell’attraversamento di un mare che forse ha visto per la prima volta, l’umiliazione di essere stato ammassato come bestiame in un recinto, la desolazione di non avere beni materiali con sé, né relazioni sociali intorno a sé.

Non aiuta nessuno guardare all’arrivo di questa umanità dolente con preoccupazione o addirittura con la violenza di chi pensa ad armarsi contro un nemico immaginario.
Pensiamo che sia necessario contrastare le visioni apocalittiche e guardare alla dimensione globale di quanto avviene nel mondo e ora ci interpella da vicino, riconoscendo il ruolo che è proprio di una comunità attiva e ben strutturata.
Pensiamo che sia necessario predisporre azioni di accoglienza non solo per chi arriva, ma anche per chi riceve: se non vogliamo creare un ghetto, converrà cominciare a ragionare su un percorso per il periodo, breve o lungo, in cui queste persone saranno nostri vicini di casa. Per questo esercizio di convivenza e per non cadere in dinamiche di contrapposizione o rimozione, sollecitiamo la collaborazione di soggetti associativi con quelli istituzionali.

La questione non riguarda solo un quartiere, Marco, ma tutta la città e il territorio vicino.

*Ricittadinarci è un gruppo di lavoro dedicato a ripensare l’idea di cittadinanza nell’attuale trasformazione della nostra società.