Appello richiedenti asilo provenienti dalla Libia in Trentino

Appello per il rilascio di un titolo di soggiorno
ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia


Le associazioni, i gruppi, le persone che, in diversi modi, hanno in questi mesi accompagnato il percorso di accoglienza in Trentino dei richiedenti asilo fuggiti dalla Libia, preoccupati per la grave situazione che si sta creando, rivolgono un appello alla società civile e alle autorità, alle amministrazioni provinciali e comunali, all'associazionismo, alle organizzazioni politiche e dei lavoratori, ai raggruppamenti religiosi e al mondo del volontariato, affinché si mobilitino per chiedere la concessione di un titolo di soggiorno umanitario alle centinaia di persone che, pur fuggite da una guerra, si vedono respinta la domanda di asilo e si ritrovano precipitate nella condizione di clandestinità.

Come si ricorda anche nella petizione di Melting Pot che ha già raccolto in tutta Italia adesioni dal mondo del volontariato, della politica e delle parti sociali, e che invitiamo a sottoscrivere, il dramma dei profughi fuggiti dalla Libia sta entrando in una fase ancora più drammatica. 25mila persone fuggite dal conflitto in Libia hanno chiesto asilo in Italia, ed anche in provincia di Trento le istituzioni locali e la rete dell’associazionismo e del volontariato hanno garantito condizioni di accoglienza efficaci e rispettose della dignità delle persone. Ma le apposite Commissioni che esaminano le domande di asilo stanno rispondendo in maniera massiccia con un diniego. Le decisioni di diniego sono fondate su un teorema molto semplice: se è vero che la guerra in Libia costituisce un motivo di fuga, la domanda di protezione viene valutata invece in base alla nazionalità dei richiedenti asilo, e quindi valutando persecuzioni e rischi eventuali nel paese d’origine. E poiché in grandissima parte non sono libici - tranne un centinaio di persone - i profughi della guerra di Libia giunti in Italia non vedono accolta la loro domanda di asilo, con l'eccezione di somali ed eritrei, non espellibili per la situazione critica dei loro paesi. Tutti gli altri perlopiù hanno ricevuto o stanno ricevendo il diniego e, pertanto, devono tornare nel loro paese d’origine, da cui in alcuni casi mancano anche da una decina di anni. I ricorsi, molto onerosi, non saranno comunque in molti casi sufficienti, così, dopo aver subito la violenza delle torture libiche o la minaccia dei bombardamenti, migliaia di persone rischiano la clandestinità, la condizione di “non-persona” condannata all’invisibilità e all’emarginazione, allo sfruttamento anche da parte dei circuiti della criminalità.

Un destino non giusto né inevitabile perché esistono soluzioni alternative compatibili con le leggi nazionali ed internazionali e rispettose della dignità delle persone.

Per questo, chiediamo l’immediato rilascio di un titolo di soggiorno umanitario attraverso l’istituzione della protezione temporanea o le altre forme previste dall’ordinamento giuridico.

Per questo, invitiamo ad una serie di assemblee pubbliche ed incontri coinvolgendo anche chi in tutto il territorio trentino si è speso nel percorso di accoglienza dei richiedenti asilo, percorso che se non si interviene subito sarà stato del tutto vano.

Una questione di dignità, di democrazia e di giustizia.


Associazione Babilonia, Rovereto; Associazione Girella, Rovereto; Associazione LIMEN, Trento; ATAS onlus; Caritas diocesana di Trento; Centro Astalli Trento; Centro sociale Bruno; Comitato delle Associazioni per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto; Comitato Non laviamocene le mani; Cooperativa Città Aperta; Cooperativa Villa S. Ignazio; Fondazione Comunità Solidale; Gruppo Emergency di Rovereto; Gruppo Raab; Osservatorio Cara Città, Rovereto, Punto d’Approdo; Tam Tam per Korogocho; Tavolo Trentino con Kraljevo; Volontari in Strada;Volontari per l’Emergenza Nord Africa.

Adesione all'appello - Diritto di scelta - della rete nazionale su Meltingpot.org