A Borga - privatizzazione è con Dolomiti Energia

Egregio Direttore, leggo su L’Adige del 7 gennaio la seguente affermazione del consigliere provinciale del PdL Rodolfo Borga, presentatario anche di una proposta di legge provinciale sull’acqua: “che quella della presunta privatizzazione dell’acqua sia una bufala lo hanno chiaramente affermato anche esponenti non propriamente di secondo piano della sinistra, quali, tra gli altri, Tonini, Chiamparino, Renzi e Pietro Ichino, che, nel suo blog dice a chiare lettere che non esiste alcuna privatizzazione, atteso che non soltanto l’acqua e le relative reti restano di proprietà pubblica, ma non è messa neppure in discussione la natura pubblica del servizio”.

Se il consigliere Borga leggesse oltre che il blog di Ichino anche la rassegna stampa locale – almeno per le questioni sulle quali presenta proposte di legge – farebbe scoperte interessanti, del tutto contrarie alle sue affermazioni. Per esempio sullo stesso L’Adige, il 14 dicembre, nel servizio di Franco Gottardi a p. 22, avrebbe potuto leggere: “prima di procedere [all’affido del servizio acquedotto a qualunque altro soggetto diverso da Dolomiti Energia] bisogna che Palazzo Thun [cioè il Comune di Trento] torni in possesso della rete idrica, che è di proprietà di Dolomiti Energia”.

Traducendo, diciamo che le canne dell’acqua di Trento sono in completa proprietà della società mista Dolomiti Energia, e che se il comune di Trento decide di affidare a qualcun altro i servizi idrici deve prima riacquistarsi la rete, per la quale DE chiede 42 milioni. Nonostante la rete sia stata costruita a suo tempo dal comune, tramite la SIT, con i soldi dei contribuenti.

Lo stesso articolo, riferendo del dibattito al riguardo avvenuto in consiglio comunale, continua dicendo che: “l’errore storico secondo i consiglieri del Pdl - [quindi compagni di partito di Borga] - è stato quello di lasciare alla SIT, che nel 1985 era società al 100 % di proprietà comunale, il possesso della rete idrica. Poi la SIT si è unita ad ASM Rovereto dando vita a Trentino Servizi e più recentemente si è fusa con DE in cui sono presenti anche soci privati”.

Quindi adesso Trento se vuole cambiare gestore del servizio idrico deve sganciare 42 milioni per riacquistarsi la rete. Proprio “restata pubblica” questa rete eh? Prenda nota Borga, e lo faccia notare anche ad Ichino, Tonini ecc.

Roberto Antolini, di Nonsoloacqua (Rovereto)