Acqua e nucleare, referendum ignorati

di Nicola Cipolla

Mentre imperversa su tutti i media il dibattito sulle sorti del governo Berlusconi, sulle eventuali elezioni anticipate e sulla necessità di cambiare una legge elettorale ignobile che però ha finora fatto tanto comodo a tutti i gruppi di potere delle principali formazioni politiche, oserei dire senza distinzioni tra destra e sinistra, viene completamente messo da parte un fatto importante per la vita politica e istituzionale del nostro paese.

Nella primavera del 2011, comunque vadano le cose per Berlusconi, Fini, Casini e compagnia bella, il popolo italiano sarà chiamato a votare su tre questioni importantissime, collegate tra loro, come il referendum contro la privatizzazione dell'acqua richiesto da un milione e 400mila cittadini, il referendum, promosso da Idv con oltre 400mila firme, contro la pretesa del governo Berlusconi di reintrodurre in Italia l'energia nucleare già bocciata ampiamente dal popolo italiano. E infine sulla proposta promossa da un Comitato "No al nucleare Sì alle rinnovabili" per stabilire regole certe che permettano al nostro paese di sfruttare l'energia eolica e solare, per le quali sono particolarmente votate il sud e le isole, in atto bloccate dall'azione del governo Berlusconi in combutta con gli oligopoli, privati e privatizzati, che dominano il settore elettrico e quello degli idrocarburi.

Di fronte a domande per 90mila Mw di impianti eolici (vedi Sole 24 Ore del 4 settembre) ci sono solo 5mila Mw di autorizzazioni, e invece dei 180 giorni previsti dalla Ue occorrono da 4 a 10 anni di attesa per sbarramenti burocratici che soltanto gruppi legati alla mafia in Sicilia o alla P3 in Sardegna possono sperare di superare.
I disastri ambientali di quest'estate, dal Golfo del Messico all'Indo, alle steppe russe, la crisi economica e occupazionale (in Germania oltre 300mila lavoratori sono impiegati nel settore delle energie rinnovabili) rendono particolarmente urgente un cambiamento radicale di rotta, quale può essere realizzato attraverso il voto favorevole (raggiungendo, il che è particolarmente difficile, anche il quorum necessario del 50% più uno dei votanti). La mobilitazione per questi obiettivi dovrebbe innanzitutto unire le forze sparse della sinistra, le forze ambientaliste e quanti nel Pd si sono già schierati attivamente per il raggiungimento delle firme necessarie alla celebrazione dei referendum. La nuova formazione politica, comunque la si voglia chiamare, non può prescindere dal mettere alla base del programma la mobilitazione per il successo di questi referendum in mancanza del quale il nostro paese ripiomberebbe in una situazione di arretratezza in cui si trova rispetto ad altri paesi dell'Europa come la Germani,a la Danimarca, la Spagna, la Svezia che si trovano all'avanguardia.

Per finire un'ultima domanda: perché tutti coloro che auspicano l'applicazione in Italia di una legge proporzionale analoga a quella tedesca non presentano, raccogliendo le firme necessarie, una proposta di legge di iniziativa popolare che elimini e sostituisca il porcellum? Si può fare in fretta e farla votare assieme agli altri referendum.

Voglio ricordare che la Germania è al primo posto nel mondo per le energie rinnovabili anche perché il sistema proporzionale vigente ha permesso ai Verdi tedeschi di crescere e di costituire una forza politica decisiva nella formazione di maggioranze alternative a quelle conservatrici.

tratto da ilmanifesto.it